L'isola di Torcello

 

Se la storia di Torcello dal VII secolo ad oggi è facilmente ricostruibile, non altrettanto si può dire per l’età antica. I risultati delle ricerche archeologiche testimoniano strette connessioni con la vicinissima Altino, a quel tempo inserita in un contesto topografico lagunare e costiero. Alle principali direttrici stradali (la via Annia e la via Claudia Augusta) si affiancava dunque la rotta marittima, che aveva i suoi scali in sbocchi portuali attrezzati. In tale quadro, le isole della laguna dovettero svolgere senza dubbio un ruolo ben preciso, offrendo approdi e stazioni intermedie che sicuramente favorirono il popolamento.

Quella di Torcello è una realtà insediativa, confermata da recenti ritrovamenti di strutture di epoca romana, che Plinio, nella sua descrizione della "Decima Regio", chiamava Venetia ancor prima che questo nome venisse assunto da tutta la regione. Se a ciò si aggiunge che scavi degli anni ’70 hanno evidenziato a Torcello stratigrafie di epoca romana, si può concludere che l’isola fosse popolata anche prima che vi si rifugiassero i profughi altinati, i quali avrebbero scelto luoghi già conosciuti e abitati. Nell’anno 638 il vescovo cattolico di Altino si trasferì a Torcello (ciò lascia presumere che vi sia trasferita gran parte della popolazione) e nel 639 venne fondata la Basilica di Santa Maria. Torcello ebbe il suo maggiore sviluppo fra i secoli VII e X, dovendo la sua floridità al commercio, alimentato dapprima dalle saline e poi dai traffici sempre più estesi. Nel corso dei secoli successivi l’accentramento in Venezia di tutte le principali attività produttive provocò la lenta ma inarrestabile decadenza economica e demografica di Torcello, accentuata nel XV secolo da impaludamenti della laguna che compromisero la salubrità della zona. Dopo quest’epoca troviamo la città spopolata, sede di alcuni conventi rimasti, in parte fino alle soppressioni napoleoniche, e di poche centinaia di abitanti dediti per lo più alla pesca e all’agricoltura. 

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