La Via Annia

E’ noto che i Romani sono stati grandi costruttori di strade. Vie militari per lo spostamento delle truppe a conquista e difesa; vie che hanno consolidato e arricchito centri già esistenti e ne hanno fatto sorgere di nuovi, vie soprattutto che sono state le arterie di trasmissione di scambi commerciali, di una struttura amministrativa e giuridica, di lingua, arte, in una parola della civiltà romana.

Il Veneto è stato collegato con il mondo romano attraverso due grandi strade consolari: la Via Postumia, costruita nel 148 a. C., che congiungeva Genova con Aquileia, e la Via Annia, costruita nel 731 a.C. dal pretore Tito Annio Rufo, che partendo da Adria percorreva l’arco adriatico fino ad Aquileia.
Con la scorta delle foto aeree e dei rilevamenti fatti possiamo seguire a grandi linee la strada.
Dell’Annia nel tratto Padova – Altino conosciamo due stazioni, posti di riferimento e di ristoro per uomini e cavalli con alloggi, bagni, officine; una a San Bruson, l’altra a Marghera. Vi giungeva seguendo un percorso alla destra della riviera del Brenta, secondo alcuni studiosi, lungo la riva sinistra secondo altri e, in questo caso le stazioni sarebbero state da situarsi al Dolo e a Mestre. La differenza risulta dalle varie distanze che gli Itinerari antichi riportano fra Padova e Altino. Lungo l’Annia, fra Padova e Altino, sono stati ritrovati ben quattro miliari. Si tratta come noto di cippi, di solito di forma circolare, a rocchio di colonna, posti per lo più da imperatori che, anche in età molto posteriore alla costruzione della via, la hanno curata e ripristinata, e che in genere riportano il numero delle miglia intercorrenti fra due località. Uno è venuto in luce alla Stanga alla periferia di Padova, uno a San Bruson, il terzo a Campalto, l’ultimo a Quarto d’Altino.
Nel tratto fra Porto Menai e Altino, e poi a Sud di Musile, l’antica strada fu costruita su un tratto rialzato perché l’area circostante era soggetta ad allagamento. Per la difficile e mutevole situazione idrografica di questa fascia costiera, la strada fu costretta a tenersi piuttosto all’interno ed ebbe bisogno di lavori di riatto perchè invasa da molte acque palustri. Numerosi imperatori vi passarono con i loro eserciti nel IV sec. d.C., per difendere il confine orientale dell'Impero i loro nomi sono ricordati in cinque miliari rinvenuti lungo il tratto della strada da Musile di Piave a Ceggia. La strada continuava verso Est e attraversava un antico ramo del Piave, su di un ponte romano a tre arcate di cui sono conservati visibili i resti delle fondazioni, assai solide e ben costruite. Passava quindi a Sud di Ceggia; qui sono stati rinvenuti i resti di due piloni e delle testate di un ponte, anch’esso a tre arcate, di lastroni di arenaria che varcava un corso fluviale ora interrato, il Canalat o il vecchio Piavon. La strada arriva poi alla Livenza che attraversava presso Santa Anastasia su di un ponte di cui esistevano i resti ancora nel secolo scorso. Di qui puntava a Nord-Est verso Concordia. Iulia Concordia, oggi Concordi Sagittaria, fu una illustre colonia romana fondata nel 42 a.C. che ebbe vita fiorente anche nel tardo Impero e risulta, per le imponenti memorie conservatesi, il più grosso centro paleocrisiano delle Venezie, dopo Aquileia.

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