Il Museo Archeologico Nazionale di Altino fu inaugurato il 29 Maggio del 1960. Concepito come piccolo antiquarium, era composto unicamente di due sale di esposizione e di un magazzino, allora più che sufficienti a custodire il materiale raccolto. La nascita del museo segnò l’inizio di campagne sistematiche di scavo che da allora in poi proseguirono, quasi ininterrottamente, ad opera della Soprintendenza Archeologica. Dal 1966 ad oggi sono stati esplorati, con cadenza pressoché annuale, ampi tratti, estesi anche per chilometri, delle necropoli della Via Annia, della via per Oderzo e della strada extraurbana di raccordo con quest’ultima. Questi scavi hanno portato al rinvenimento di più di 2.000 corredi tombali, di numerosissimi monumenti funerari ed all’acquisizione di un bagaglio pressoché unico di informazioni relative alla cultura funeraria romana. Quando il Museo venne inaugurato vi erano custoditi meno di mille oggetti, mentre ora la consistenza del materiale ammonta complessivamente a circa quarantamila pezzi.Â
La particolarità che contraddistingue il Museo Archeologico Nazionale di Altino dagli altri Musei Archeologici Nazionali del Veneto è il rapporto diretto con la vastissima area archeologica circostante, nel cuore della quale il museo stesso venne costruito alla fine degli anni ’50. Tale rapporto viene puntualmente rispecchiato dall’itinerario di visita che inizia nelle due sale di esposizione e prosegue con un percorso archeologico che tocca dapprima l’area sita ad est del museo per concludersi nella vasta area posta a nord. A causa dell’ininterrotto afflusso di una quantità eccezionale di materiale di scavo, si sono resi indispensabili, nel corso degli anni, successivi ampliamenti del settore dei depositi del Museo, mentre nel contempo, in attesa del trasferimento della sede museale nei due edifici rurali appositamente acquistati dallo Stato e attualmente in corso di restauro, alla fine degli anni ’80 divenne improrogabile la necessità di risistemare gli spazi espositivi, giunti ormai al limite della capienza. Oltre a questi, è attualmente inadeguato anche il settore del Museo destinato all’organizzazione e allo svolgimento delle diverse attività che abitualmente vi si compiono, anche in considerazione del fatto che la conduzione del Museo stesso è strettamente connessa con l’area archeologica circostante.Â
Al Museo infatti fanno capo le operazioni concernenti sia la valorizzazione e la manutenzione delle aree archeologiche di proprietà statale, ed in generale, la tutela dell’intera area, sia tutta una serie di operazioni più specificatamente museali che vanno dal restauro, alla catalogazione, alla riproduzione grafica e fotografica dei materiali archeologici custoditivi.
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Altino
Le più antiche tracce di frequentazione umana nel territorio altinate risalgono al VIII-V millennio a.C., ma è solo con l’età del Bronzo (XV-XIII sec. a.C.) che si può considerare stabile la presenza dell’uomo nella zona. Agli inizi del I millennio a.C. nacque ai margini della laguna veneta il centro paleoveneto di Altino che, grazie alla sua peculiare posizione geografica, assunse in breve un ruolo di rilevanza nell’ambito degli altri centri limitrofi. Già a partire dalla fine del VI sec. a.C., Altino divenne scalo di traffici mercantili che dovevano svolgersi per via endolagunare-costiera risalendo dagli empori di Adria e di Spina verso nord. Dell’abitato che doveva articolarsi in più nuclei di capanne costruite su di una serie di dossi poco ancora sappiamo. I risultati dello scavo, seppur parziale, delle necropoli, documentano l’evoluzione del centro paleoveneto dalla fine del VII sec. a.C. alla piena romanizzazione. La localizzazione di due distinti nuclei di sepolture (una a sud-ovest e una a nord) sta a testimoniare come anche ad Altino le necropoli si sviluppassero secondo l’uso paleoveneto attorno all’area occupata dall’abitato, racchiudendolo quasi ad anello. La costruzione della Via Annia nel 131 a.C. segnò l’inizio del processo di romanizzazione. Alcune grandi tombe multiple ad incinerazione, rinvenute in entrambe le necropoli altinati rappresentano l’anello di congiunzione tra il mondo paleoveneto ormai al declino e la cultura romana in piena espansione. Tra la fine del II e la prima metà del I sec. a.C. la locale comunità dovette acquisire le forme essenziali dell’ideologia urbana. La prima fase di urbanizzazione di Altino avvenne fra l’89 e il 49 a.C. anno in cui Altino ricevette il pieno diritto romano. Divenuta municipio, Altino si configurò sempre più, grazie alla politica marittima di Roma, come uno dei maggiori scali dell’alto Adriatico. A seguito della costruzione di nuove strade extraurbane, la via Claudia Augusta e le vie vicinali per Oderzo e Treviso, Altino divenne tra lo scorcio del I sec. a.C. e la fine del I sec. d.C. floridissimo centro commerciale, punto d’incontro e di smistamento dei traffici tra il nord e il Mediterraneo. Gli scavi finora condotti nell’area urbana attestano l’esistenza di una cinta muraria, probabilmente non continua, di porte monumentali del tipo a due torri, di banchine d’ormeggio, di installazioni portuali e magazzini porticati connessi a moli fluviali. Ignota resta attualmente l’ubicazione del foro, dei grandi edifici a carattere pubblico e religioso, del teatro. Poco nota è ancora l’edilizia residenziale privata, urbana e suburbana. Già a partire dal II sec. d.C. traffici e commerci dovettero ridursi dando inizio ad un irreversibile processo di decadenza economica e culturale. A ciò contribuirono anche le mutate condizioni ambientali nonché l’impossibilità di mantenere in vita quel particolare sistema idraulico che tanto aveva stupito architetti e geografi del I sec. d.C. Nel IV sec. d.C. Altino divenne sede vescovile. Nel 452 d.C. la città subì l’invasione degli Unni e la distruzione da parte di Attila, ma è solo nel VII sec. d.C. che Altino venne definitivamente abbandonata dai suoi abitanti i quali trasferendosi a Torcello crearono i presupposti per la nascita di Venezia. Ciò che restava della città romana divenne per secoli cava di materiale da costruzione per Venezia e le isole della laguna, in quanto Altino, unico caso nel Veneto, non venne mai più abitata nel corso dei secoli, fintanto che le bonifiche degli inizi del 1900 resero il sito nuovamente vivibile.
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