MUSEO DELLA BONIFICA

MUSEO DELLA BONIFICA

Il Museo della Bonifica di San Donà di Piave ha una storia recente: si può dire che l’idea della sua istituzione sia nata dopo l’esperienza del perduto Museo della Guerra sorto negli anni trenta, in una città cresciuta culturalmente e alla ricerca delle proprie origini. Nell’impossibilità di raccogliere inesistenti opere d’arte o resti di vestigia di un passato illustre si è promossa così una ricerca sull’uomo e le sue realizzazioni e ci si è attaccati ai fondamenti dello sviluppo delle varie comunità locali con la rivalutazione della civiltà contadina, della grande bonifica ed alle vicende storiche più vicine quali la Grande Guerra che distrusse completamente San Donà e che le diede, con la vittoria, la forza di rinascere dalle macerie.
L’idea trovò concretizzazione con l’istituzione del Museo nel 1975 e fu preceduta e seguita da una fase di attenta ricerca di materiale da destinare all’esposizione al pubblico, durante la quale emerse, tra le altre, la proposta di dedicare il Museo alla Bonifica, vera leva dello sviluppo economico e sociale del territorio. L’acquisto dell’immobile ex Clarisse permise al Museo di avere una sede certa. Inaugurato il 2 ottobre 1983 l’edificio si articola su due piani ed è composto da un ingresso-reception, la biblioteca, la direzione, 15 sale espositive e alcuni spazi verdi ricavati all’interno dell’edificio.
Da allora esso svolge ininterrottamente il suo ruolo di Istituto dedicato alla raccolta di tutto ciò che riguarda la storia, le tradizioni, lo sviluppo economico e sociale dell’intero territorio del basso Piave.
Nel 1985 l’Amministrazione comunale ha commissionato un progetto per la realizzazione di una nuova costruzione, in adiacenza a quella esistente, per ampliare decisamente la sede. Con questa nuova ala, la superficie del museo è passata da 750 a circa 2600 metri quadrati, con una esposizione che si articola in cinque sezioni: una dedicata alla Bonifica, tema al quale il Museo è intitolato, seguita dalla sezione Etnografica, da quella Archeologica, dalla Bellica ed infine dalla sezione Naturalistica.
A tutt’oggi il Museo è un punto di riferimento, non solo per inquadrare il periodo legato alle opere di bonifica ma anche per le vicende storiche, sociali ed economiche che quel periodo hanno preceduto e caratterizzato, e per meglio capire le vicende umane che si sono succedute.
Il Museo della Bonifica vuole offrire ai propri visitatori il suo servizio di acquisizione, conservazione, ricerca e comunicazione di tutto il materiale che ha contraddistinto la storia delle nostre genti e del loro ambiente, con la finalità di educare, divertire e rendere disponibili allo studio i materiali che potranno interessare i frequentatori.

 

San Donà di Piave

Il nome di San Donà di Piave deriva dalla cappella di San Donato, una cappella che nel 1250, a causa di una piena del Piave, era stata trasferita nella zona di Musile, dalla sinistra alla destra del fiume, lasciando il suo nome ad un vasto territorio che era chiamato "terra di S. Donato". In epoca romana il territorio di San Donà, posto tra il limite meridionale della pianura veneta e le lagune, era già abitato e percorso da una strada litoranea, la via Annia, che attraversava il Piave poco a sud dell’attuale ponte della ferrovia e valicava più oltre il Grassaga su di un ponte di pietra di cui erano state trovate le vestigia andate poi disperse. Dopo il declino di Eraclea, il territorio di San Donà appare diviso tra il Dogado veneziano e il Patriarcato di Aquileia. Questa divisione non segnò tuttavia un confine vero e proprio e non impedì una certa comunanza di vicende. Durante il dominio veneziano, il territorio fu dapprima affittato e poi venduto ai nobili Trevisan. Nonostante gli impoverimenti provocati dall’instabilità fluviale e dal succedersi degli interventi veneziani miranti a preservare la laguna e quindi disposti a sacrificare le parti paludose della zona, San Donà crebbe al punto che alla caduta della Repubblica contava più di 5.000 abitanti. Sotto l’amministrazione napoleonica, San Donà vide aumentare le sue funzioni amministrative divenendo Comune nel 1806, sede notarile nel 1807 e nel 1808 sede di una Vice Prefettura da cui dipendevano i comuni posti sulla destra del Piave. Sotto gli Austriaci mantenne la sua posizione di capoluogo distrettuale e divenne anche la sede del commissario distrettuale. La crescita urbana continuò dopo l‘annessione all’Italia. Nel 1875 venne costruito un ponte sul Piave e nel 1881 venne inaugurata la ferrovia che collegava San Donà con Venezia. Intanto cominciarono importanti opere di bonifica, dapprima grazie all’intervento di privati e poi soprattutto per le iniziative consorziali, i cui benefici sono evidenti nella produttività della zona e nel definitivo debellamento della malaria. Le opere di bonifica costituirono una fondamentale operazione economica che non solo ha trasformato il volto dell’intero territorio, ma indirettamente anche quello della città. Tutta la parte orientale della provincia di Venezia è stata coinvolta in questa impresa delle bonifiche, ma si può dire che San Donà sia stato il loro centro maggiore ed è giusto che sia proprio San Donà a possedere un museo dedicato a questo settore. La parentesi della prima guerra mondiale, con lo stabilirsi del fronte sul Piave immediatamente a ridosso della cittadina, non solo provocò l’interruzione di ogni progresso economico, ma anche la totale distruzione di San Donà, che seppe tuttavia riprendere con coraggio l’antico ruolo in modo da presentarsi oggi come il centro maggiore del Basso Piave.

Â