MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI CONCORDIA SAGITTARIA

Nel 1987 è stato realizzato il desiderio dell’Amministrazione Comunale di avere un Museo a Concordia, nel centro che conserva le vestigia e il nome dell’antica colonia romana. Questo piccolo Museo, allestito con moderna semplicità, si affianca a quello ottocentesco di Portogruaro, che non offre più spazi espositivi per le scoperte recenti, e lo completa, perché in esso trovano posto monumenti romani, che integrano i tipi lì rappresentati, e monumenti di età paleocristiana e altomedievale, provenienti dagli scavi delle basiliche, unici per pregio artistico e documentario. E’ voto comune dell’Amministrazione Civica e di quella Statale che a questa prima realizzazione possa seguire quella di un grande Museo atto a valorizzare le testimonianze archeologiche, di cui è ancora ricca Concordia, che potrebbe trovare sede nella settecentesca Villa Soranzo ora in fase di ristrutturazione.
Attualmente il Museo è allestito nei locali al piano terra della Biblioteca Civica ed espone gli oggetti rinvenuti durante gli scavi del complesso paleocristiano concordiese e quelli che vengono tuttora alla luce nell’area urbana o nel territorio a seguito di lavori agricoli o edilizi .La prima sala raccoglie i materiali delle necropoli concordiesi, la seconda è stata dedicata ai reperti dell’abitato essenziali per la ricostruzione della vita nell’antica città (anfore, tubature, etc.), la terza sala riunisce materiali rinvenuti nel corso degli scavi del complesso paleocristiano della piazza della Cattedrale.

 

Concordia Sagittaria Importante colonia romana, Iulia Concordia, fu fondata nel 42 a.C. presso l’incrocio della Via Annia con la via Postumia; particolarmente fiorente nei primi due secoli dell’Impero, divenne in epoca tardo antica sede di una fabbrica di frecce (sagittae, da cui l’appellativo datole nel secolo scorso all’epoca dei primi scavi) e baluardo, insieme ad Aquileia, del confine orientale. Eletta sede vescovile nel 389, continuò a prosperare fino all’avvento dei Longobardi, con i quali cominciò la sua definitiva decadenza. Divenne cava di materiali per costruzione fin dalle epoche più antiche: ne è prova l’abbondanza di resti architettonici riutilizzati per costruire la chiesa paleocristiana. I primi scavi regolari furono eseguiti alla fine del secolo scorso portando alla luce importanti monumenti della colonia: il ponte e il teatro, ancor oggi visibili, il foro situato all’incrocio tra cardine e decumano massimi, la presunta fabbrica di frecce. Altri ritrovamenti importanti sono quelli in via dei pozzi romani e un grande sepolcreto sulla sinistra del Lemene, costituito di circa 260 sarcofagi d’epoca tardo-antica le cui iscrizioni, data l’impossibilità di conservarle in loco, furono segate e portate al Museo Nazionale Concordiense di Portogruaro. I resti più importanti si trovano nella Piazza della Cattedrale di Santo Stefano al di sotto e a fianco della Chiesa. Si tratta di un complesso di monumenti, portati alla luce dal 1950 al 1970, che comprende due sepolcreti pagani a tre nicchie ciascuno. Davanti ad essi si sviluppa uno dei più antichi monumenti cristiani del Veneto, una trichora, edificio a tre absidi, eretto originariamente alla metà del IV sec. d.C. come tomba monumentale per onorare le reliquie di martiri, poi divenuta, con l’aggiunta di un avancorpo a tre navate, una piccola basilica con cortile antistante e zona sepolcrale con sarcofagi iscritti e anepigrafi a fianco. Nel 1168 fu costruito dal vescovo Reginpoto il Battistero che sovrasta gli scavi e ripete fedelmente il modulo architettonico dell’antica trichora. Sul fianco settentrionale della trichora, di cui utilizza una parte, e del suo cortile si sviluppa una grande Basilica.
La chiesa fu utilizzata fino alla seconda metà del VI sec. d.C., con vari rifacimenti soprattutto nella zona presbiteriale e nel pavimento; fu distrutta da un incendio e sulle sue macerie si depositarono circa 2 metri di sabbia portata da varie alluvioni. Due secoli dopo fu costruita una chiesa più piccola a tre absidi che ne chiudevano il perimetro ad oriente, sono ora visibili i resti delle fondazioni di due absidi affondate nel pacco alluvionale. A questa chiesa altomedievale si sostituì alla fine del X sec. la Cattedrale trasformata, nella struttura, nel 1466 e ancor oggi utilizzata.
Nella piazza davanti alla Chiesa ed al complesso paleocristiano sono ripresi negli ultimi anni gli scavi che hanno portato in luce un bel tratto di strada romana con basoli di trachite che recano ancor impressi i segni del passaggio dei carri, nella strada che usciva dalla porta urbica orientale è identificabile la via che raccordava Concordia alla Via Annia. A sud di essa si sviluppano i resti dei magazzini romani destinati alla città, un grande edificio articolato in corpi paralleli suddivisi in ambienti pavimentati dapprima in assi di legno, poi in cubetti di cotto. In un fossato che scorreva lungo il fianco sud occidentale dei magazzini scaricava la grande cloaca originariamente coperta a volta, che usciva dalla città passando sotto le mura di cinta.

 

La Via Annia E’ noto che i Romani sono stati grandi costruttori di strade. Vie militari per lo spostamento delle truppe a conquista e difesa; vie che hanno consolidato e arricchito centri già esistenti e ne hanno fatto sorgere di nuovi, vie soprattutto che sono state le arterie di trasmissione di scambi commerciali, di una struttura amministrativa e giuridica, di lingua, arte, in una parola della civiltà romana.
Il Veneto è stato collegato con il mondo romano attraverso due grandi strade consolari: la Via Postumia, costruita nel 148 a. C., che congiungeva Genova con Aquileia, e la Via Annia, costruita nel 731 a.C. dal pretore Tito Annio Rufo, che partendo da Adria percorreva l’arco adriatico fino ad Aquileia.
Con la scorta delle foto aeree e dei rilevamenti fatti possiamo seguire a grandi linee la strada.
Dell’Annia nel tratto Padova – Altino conosciamo due stazioni, posti di riferimento e di ristoro per uomini e cavalli con alloggi, bagni, officine; una a San Bruson, l’altra a Marghera. Vi giungeva seguendo un percorso alla destra della riviera del Brenta, secondo alcuni studiosi, lungo la riva sinistra secondo altri e, in questo caso le stazioni sarebbero state da situarsi al Dolo e a Mestre. La differenza risulta dalle varie distanze che gli Itinerari antichi riportano fra Padova e Altino. Lungo l’Annia, fra Padova e Altino, sono stati ritrovati ben quattro miliari. Si tratta come noto di cippi, di solito di forma circolare, a rocchio di colonna, posti per lo più da imperatori che, anche in età molto posteriore alla costruzione della via, la hanno curata e ripristinata, e che in genere riportano il numero delle miglia intercorrenti fra due località. Uno è venuto in luce alla Stanga alla periferia di Padova, uno a San Bruson, il terzo a Campalto, l’ultimo a Quarto d’Altino.
Nel tratto fra Porto Menai e Altino, e poi a Sud di Musile, l’antica strada fu costruita su un tratto rialzato perché l’area circostante era soggetta ad allagamento. Per la difficile e mutevole situazione idrografica di questa fascia costiera, la strada fu costretta a tenersi piuttosto all’interno ed ebbe bisogno di lavori di riatto perchè invasa da molte acque palustri. Numerosi imperatori vi passarono con i loro eserciti nel IV sec. d.C., per difendere il confine orientale dell'Impero i loro nomi sono ricordati in cinque miliari rinvenuti lungo il tratto della strada da Musile di Piave a Ceggia. La strada continuava verso Est e attraversava un antico ramo del Piave, su di un ponte romano a tre arcate di cui sono conservati visibili i resti delle fondazioni, assai solide e ben costruite. Passava quindi a Sud di Ceggia; qui sono stati rinvenuti i resti di due piloni e delle testate di un ponte, anch’esso a tre arcate, di lastroni di arenaria che varcava un corso fluviale ora interrato, il Canalat o il vecchio Piavon. La strada arriva poi alla Livenza che attraversava presso Santa Anastasia su di un ponte di cui esistevano i resti ancora nel secolo scorso. Di qui puntava a Nord-Est verso Concordia. Iulia Concordia, oggi Concordi Sagittaria, fu una illustre colonia romana fondata nel 42 a.C. che ebbe vita fiorente anche nel tardo Impero e risulta, per le imponenti memorie conservatesi, il più grosso centro paleocrisiano delle Venezie, dopo Aquileia. 

 

Il Ponte Dirigendosi dalla piazza lungo via S. Pietro si notano sulla sinistra i resti di un ponte romano costruito in epoca augustea e restaurato in epoca giulio-claudia. Originariamente il monumento era a tre arcate (ora ne rimane solo una) di cui la centrale più ampia, ed era costituito in blocchi squadrati di trachite senza legante.

Si trovava sul percorso della strada che portava all’ingresso occidentale di concordia e valicava un fiume ora scomparso.