MUSEO CIVICO DELLA LAGUNA SUD "SAN FRANCESCO FUORI LE MURA"

SITO UFFICIALE MUSEO CIVICO DELLA LAGUNA SUD "SAN FRANCESCO FUORI LE MURA"

Il museo ha sede nell'ex monastero di San Francesco fuori le mura. La fabbrica del complesso conventuale ebbe inizio nel 1314. In quell’occasione il comune contribuì all’edificazione con la somma di 300 lire. Durante la guerra tra Venezia e Genova il monastero venne gravemente danneggiato. Verso il 1434 i padri riuscirono ad ottenere il permesso di riedificare San Francesco fuori le mura; per la nuova fabbrica ottennero dal comune un sussidio, ma un grande aiuto venne da un lascito testamentario di ben 500 ducati. I padri conventuali rimasero a San Francesco fino al 1459.
Nel 1797 chiesa e convento passarono al demanio pubblico, ma la chiesa venne definitivamente sconsacrata nel 1806. Da allora essa, chiamata familiarmente "casermon" dai chioggiotti, ha conosciuto gli usi più disparati: magazzino militare, "di tre piani e nove vani", dalla prima metà del 1800 alla fine della Prima Guerra Mondiale ( il convento fu demolito entro il 1840); magazzino del mercato ortofrutticolo; ricovero degli sfollati dopo la Seconda Guerra Mondiale; autorimessa per autobus; e infine Museo Civico della città di Chioggia.
Il museo è stato istituito con delibera del Consiglio Comunale n° 84 il 28/05/1996; è stato inaugurato ed aperto al pubblico il 31/05/97.

 

Chioggia

Vista dall'alto Chioggia rivela una struttura urbana singolare: il centro storico ha l'aspetto di una spina di pesce, con il Corso del Popolo che fa da asse centrale, da cui si dipartono a pettine una settantina di calli, e il quartiere Tombola che fa da testa. Il centro della città è segnato da un imponente gruppo marmoreo che regge il pennone portabandiera. Qui si concentrano la gran parte degli edifici religiosi e civili. Sulla facciata del vecchio Monte di Pietà è posta un’edicola gotica del ‘400 che ripara una statua in marmo di una "Madonna con Bambino" di squisita fattura. Il Palazzo Municipale fu distrutto nel 1817 da uno dei misteriosi incendi che ha funestato il paese. Di quello si è salvata solo la balaustra adornata di statue, che ora cinge il "Sagraeto" davanti il Palazzo Vescovile e costituisce uno degli angoli più pittoreschi di Chioggia. Sul lato sud si trova la neoclassica Loggia dei Bandi dal pronao stile palladiano riedificata ai primi dell’ ‘800. Sulla Piazzetta si affaccia la Chiesa della SS. Trinità realizzata nel 1705 da Andrea Tirali, l’architetto che ha disegnato la pavimentazione di Piazza S. Marco a Venezia. Dall’interno si può accedere all’Oratorio della Confraternita dei Battuti detti i Rossi per il colore del saio penitenziale. Dal cortiletto che separa l’Oratorio dalla Chiesa di S. Giacomo si scorgono due campanili affiancati in curioso contrasto: il più elevato e recente campanile di S. Giacomo culmina con un angelo di bronzo ad ali spiegate e sovrasta il campaniletto romanico abbellito da alcune pietre scolpite del ‘400. Al di là del Ponte dei Filippini, si può visitare la Chiesa di Santa Caterina con l’annesso monastero delle monache risalente al XIV secolo. Il Palazzo del Granaio costruito nel 1328 in stile gotico per custodire le granaglie, chiude alla vista del Corso il caratteristico mercato ittico che si può raggiungere attraverso alcuni passaggi aperti tra i negozi. Sulla facciata è posta una bellissima edicola gotica con una Madonna di Jacopo Sansovino. L’edificio più antico della città è l’Oratorio di San Nicolò che risale almeno al 1211, ora è stato ristrutturato e trasformato in auditorium. A conclusione del Corso si trovano la Cattedrale, consacrata nel 1110 quando il vescovado si trasferì a Chioggia da Malamocco fu distrutta da un incendio e ricostruita nel 1623, e il "Refugium Peccatorum", una suggestiva sponda con balaustra e statue settecentesche lungo il canale Peròtolo.

La Chiesa di S. Giacomo
Progettata già nel 1742 dall’architetto Pietro Pelli di Venezia venne costruita con molte interruzioni e fu portata a termine riducendo il progetto iniziale ad una maggiore semplicità. Risponde più ad esigenze di funzionalità che a canoni stilistici particolari; la chiesa risulta molto alta e spaziosa ad un unico vano, senza divisione di navate, ma con due cappelle laterali. Due serie di finestre, la prima inferiore di forma semicircolare, l’altra superiore di forma rettangolare, garantiscono una luminosità solare per certi aspetti insolita nelle chiese.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Chiesa di Santa Caterina,
a pianta rettangolare, è formata da un’unica navata e, pur nell’attuale abbandono, mantiene ancora solennità ed equilibrio nonostante interventi succedutisi nel tempo. Probabilmente i volumi soltanto rimangono dell’originale edificio quattrocentesco mentre gli interni hanno un aspetto decisamente barocco. Il refettorio conserva una raro esemplare di Crocifisso bizantino dipinto su legno di pioppo. Il suo autore potrebbe essere un artista vicino ai mosaicisti di San Marco. Da vedere anche il raffinatissimo Crocifisso di Andrea Brustolon, caratterizzato dalla presenza ai piedi della croce di un teschio amovibile dalle mandibole articolate.

 

 

 

 

 

 

 

La Cattedrale
di Chioggia, il massimo edificio della città, risale al 1110. Ricostruito nel 1623 su progetto di Baldassarre Longhena fu portato a termine nel 1674.
La facciata è tuttora incompiuta ma l’interno è felicissima espressione di gusto barocco con notevoli sculture stucchi e dipinti del ‘600 e ‘700. Tra questi si devono perlomeno ricordare la pala d’altare opera di Palma il Giovane, i bassorilievi di Domenico Negri, la pala di Pietro Liberi e altre opere di Cima da Conegliano e Luigi Cherubini. Le cappelle laterali del presbiterio riproducono la tipologia della struttura basilicale.

 

Il "Refugium peccatorum" è una statua marmorea che rappresenta Maria Santissima in piedi col Bambino sormontata da un cupolino di rame dorato. La statua si innalzava un tempo sullo scalone del vecchio palazzo municipale. Lo strano nome veniva dall’usanza per cui ai condannati che andavano al patibolo era concesso di sostare davanti alla Madonna per raccomandarsi l’anima in punto di morte.